Villaggio Iron

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Villaggio Iron

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Iron è un villaggio isolato, nascosto da un fitta vegetazione, e desta in chi lo visita grandi emozioni; le case che lo compongono sono compatte e si affollano silenziose in una breve spianata tra l’anfiteatro dei campi terrazzati e la dolce conca prativa dove c’è il pozzo; alle sue spalle il bosco ascende verso il Monte Iron (1874 mt). Il luogo è mitigato da un clima particolarmente propizio che in passato favorì l’agricoltura e la coltivazione degli alberi da frutto. Attestato nelle fonti sin dall’età medievale, il borgo di Iron ha conservato nel tempo l’antico impianto urbanistico-architettonico (è noto che il minuscolo centro iniziò a spopolarsi già sin dalla fine del Quattrocento e questo fenomeno ha certamente contribuito al mantenimento dell’originario tessuto viario medievale); e infatti, ancora oggi, quando si passeggia tra le silenziose stradine di Iron, si ha la sensazione che il tempo si sia davvero fermato. Pare che il borgo, dopo la terribile peste del 1630, rimase quasi completamente disabitato.  E il fascino di Iron sta anche in questo: la sua notorietà è infatti legata anche alle numerose storie, leggende e ai vecchi racconti fioriti intorno alla terribile pestilenza di manzoniana memoria. Dunque: Iron e la peste; Iron che rimane senza abitanti oppure con pochissimi; Iron che pare morire ma poi riprende vita negli ultimi anni nei quali si capisce il suo valore. Iron è un’isola, un non-posto talmente bello da sembrare finto, un sogno di quiete e silenzio, di bellezza e di natura. Ma, oltre a tutto ciò, c’è anche la cultura, cioè la serie di segni che l’uomo ha lasciato nel tempo. E ad Iron il segno più importante è sicuramente la chiesetta di San Giacomo, scostata rispetto al nucleo centrale del paese, e il cui restauro, portato a termine di recente, costituisce un ulteriore tassello di quel piano di ripristino e salvaguardia della memoria storica e del territorio.

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