Palazzina di Caccia di Stupinigi

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Palazzina di Caccia di Stupinigi

Nichelino

Beni culturali

La Palazzina di Caccia di Stupinigi è un opera di Filippo Juvarra facente parte del circuito delle residenze sabaude in Piemonte. Il territorio in età medioevale presentava già un piccolo castello, che anticamente difendeva il paese di Moncalieri: era in possesso dei Savoia-Acaia, ma passò sotto la proprietà di Amedeo VIII di Savoia quando l’ultimo degli Acaia morì nel 1418. Amedeo VIII lo lasciò in proprietà ad un marchese della famiglia Pallavicino nel 1439, ma i Savoia ne tornarono in possesso quando Emanuele Filiberto ne reclamò il possesso nel 1564. Per volontà del duca, il castello e le terre adiacenti vennero lasciate all’Ordine Mauriziano. Siccome il Gran Maestro dell’Ordine era il capo di Casa Savoia, Stupinigi era gestito direttamente da questi, e nel corso degli anni le terre adiacenti al castello erano divenute luogo ideale per le battute di caccia dei duchi. Fu Vittorio Amedeo II di Savoia a vagheggiare la trasformazione del complesso in una palazzina degna della nuova figura reale. Era l’aprile 1729, e venne affidato il progetto a Filippo Juvarra. Ma fu sotto il regno di Carlo Emanuele III che la palazzina vide la nascita: nel 1731 già veniva inaugurata con la prima battuta di caccia. Ma la costruzione si ampliò durante i regni di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III con il contributo di altri architetti, tra i quali Prunotto, Bo e Alfieri. Anche Napoleone Bonaparte vi soggiornò, dal 5 maggio al 16 maggio 1805, prima di recarsi a Milano per cingere la Corona Ferrea. Qui egli discusse con le principali cariche politiche di Torino, accogliendo il sindaco, la magistratura e il clero, con a capo il cardinale Buronzo. Nel 1832 la palazzina divenne di nuovo proprietà della famiglia reale. Fu ceduta al demanio statale nel 1919 e nel 1925 fu restituita, con le proprietà circostanti, all’ordine mauriziano. Da qualche anno nel cortile della palazzina si tiene il “Gran Ballo dei Debuttanti”, una cerimonia per introdurre al ballo i giovani nichelinesi.

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