Chiesetta dei Ss. Ippolito e Cassiano

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Chiesetta dei Ss. Ippolito e Cassiano

Castello Tesino

Beni culturali

Questa piccola chiesa, eretta sul colle che sovrasta il paese, ha subìto varie vicissitudini e la sua sopravvivenza, come quella dei suoi preziosi affreschi, è tra le più felici circostanze della storia dell’arte dell’intero arco alpino. Eretta nel 1436 su iniziativa del notaio Donato Peloso, influente membro della comunità locale, era in origine completamente affrescata al suo interno seguendo un piano armonioso e unitario. I Tesini godettero della sua bellezza per circa 2 secoli, poi nel 1611 il Vescovo di Feltre, Agostino Gradenigo, ordinò che la chiesa fosse completamente intonacata in modo da cancellare quelle immagini. In questo periodo fu anche costruito il soffitto a cassettoni e il pavimento venne rifatto; il porticato e l’altare esterni furono demoliti. Dopo circa tre secoli di oblio, nell’estate del 1927, gli affreschi furono casualmente scoperti da un giovane studente; da allora è iniziata una lenta opera di studio che ha ridato alla chiesa la luce e i colori originari. Di notevole pregio è una sequenza di 12 scene che narra il celebre “Miracolo dell’Impiccato”, operato da San Giacomo maggiore, il santo Apostolo titolare del santuario spagnolo di Compostella. La storia è illustrata con dovizia di particolari: una coppia di sposi parte in compagnia del giovane figlio per il pellegrinaggio a Santiago di Compostella; per la strada soggiornano in una locanda e la figlia dell’oste si invaghisce del giovane pellegrino che la respinge; per ripicca lei, mentre i pellegrini dormono, nasconde una brocca nella bisaccia del giovane e ne denuncia poi il furto; il giovane viene impiccato per ordine del giudice; i genitori, raggiunto Santiago di Compostella, pregano sulla tomba dell’Apostolo Giacomo; al ritorno la coppia trova ancora vivo il figlio sul patibolo, sostenuto da San Giacomo; i genitori comunicano il miracolo al giudice incredulo che si reca sul luogo per constatare quanto successo, per poi condannare la mendace locandiera alla meritata punizione.

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