Abbazia dei Santo Nazzario e Celso

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Abbazia dei Santo Nazzario e Celso

San Nazzaro Sesia

Beni culturali

La fondazione dell’Abbazia

La data della fondazione si può fissare tra il 1040, anno indicato approssimativamente dal canonico Michele Giulino, ed il 1053, anno della morte del Vescovo Riprando. Proprio Riprando fu il fondatore assieme ai fratelli Adalberto e Guido, conti di Biandrate, al nipote conte Ottone ed alle rispettive mogli.
Era presente un castello dove sorse il monastero e probabilmente già esisteva la chiesa dei santi Nazzaro e Celso.
Il culto dei santi si era diffuso dopo il ritrovamento dei loro corpi ad opera di S. Ambrogio a Milano verso la fine del IV secolo. I temi del servizio divino e della brevità della vita, presenti nel documento di fondazione, si inquadrano nel contesto della regola di S. Benedetto.
La costruzione dell’abbazia va inquadrata nella politica delle fondazioni private monastiche condotta dagli esponenti della nobiltà laica del secolo XI, per la quale il controllo piuttosto stretto sul monastero era usuale.
E’ estremamente difficile definire l’importanza dell’abbazia e quantificare l’estensione delle sue proprietà. Inoltre non sappiamo fondamentalmente nulla riguardo all’"ordo monasticus", cioè alla vita spirituale condotta dai monaci.
Presso l’abbazia esisteva un "hospitalis" per viandanti e pellegrini il quale era dotato di autonomia: ciò dimostra che S. Nazario era posta lungo una strada di pellegrinaggio, probabilmente ad un punto importante di sosta.
Dobbiamo ricordare inoltre l’esistenza delle celle, ovvero strutture indipendenti e distaccate dal monastero maggiore atte all’amministrazione dei beni distanti dall’abbazia. Per la loro importante funzione erano amministrate da un funzionario agli ordini dell’abate, detto "prior", "rector" o "praepositus".
Tuttavia per ottenere tale titolo occorreva sicuramente un diploma imperiale; è veritiero pensare ad una intercessione operata dai conti di Biandrate.

 

 

Architettura della Chiesa

La chiesa è stata costruita sulle fondamenta della distrutta chiesa romanica.
L’edificio, completamente in cotto, si configura nella pianta come un’aula rettangolare, divisa in tre navate.
La centrale è costituita da tre campate quadrate cui corrispondono nelle navate laterali altrettante campate oblunghe e rettangolari. La quarta campata centrale include il transetto e parte del presbiterio, prolungato in una profonda abside pentagonale, mentre le due navate laterali si concludono in due cappelle quadrate.
Le navate sono spartite da sei slanciati pilastri polistili, del tipo a fascio con quattro semicolonne addossate ad un pilastro quadrato, dai cui capitelli si dipartono gli archi traversi acuti e le volte a crociera della navata maggiore che sono rette da costoloni rotondi raccolti da una chiave di volta.
La stessa navata centrale è illuminata direttamente dal rosone di facciata e indirettamente dalle finestre laterali. Ci troviamo dunque in una chiesa "a sala", dove lo spazio interno è cioè organizzato intorno all’asse mediano, quale centro attorno a cui gravitano i vani paralleli scanditi.

Il rimarco dell’asse mediano è accompagnato da un notevole slancio ascendente, sottolineato da agili e nervosi pilastri a fascio le cui membrature profilate si diramano senza soluzione di continuità nelle arcate e nelle cordonatura delle volte. All’esterno si elevano contrafforti a sezione rettangolare.
La facciata a capanna, in cotto, è chiusa dalle due ali laterali dell’atrio romanico da cui è rinserrato il portale, presenta ricchissima decorazione in cotto. Un grande occhio, perfettamente circolare, domina la facciata con una fascia decorativa in cotto; e sopra l’occhio c’è una semplice croce a giorno, ricavata nella parete con interruzione del muro.
Un fregio in cotto di archetti pensili che s’intersecano, applicati su una larga fascia di calce bianca, gira attorno a tutta la chiesa sotto una cordonatura aggettante. La cuspide della facciata termina in tre pinnacoli di cotto, sormontati da agili croci, di cui quella di mezzo è duplice: croce latina e croce badiale.
Un altro portale in cotto, a forma leggermente acuta, mette in comunicazione la chiesa con il chiostro, e questo portale ripete più sobriamente la ricchezza decorativa di quello principale. Così pure, sul muro esterno della chiesa che forma un lato del chiostro, è ancora visibile un piccolo rosone, che si apriva in corrispondenza dell’ultima campata.
Le primitive finestre, una su ogni parete delimitante i vani laterali, erano elegantemente slanciate ad arco acuto, con fascia intonacata fra la spalla del vano e tre profili in cotto, leggermente strombati, inquadranti l’apertura e terminanti in un arco trilobato.
Tracce di finestre originarie si trovano sulle pareti esterne verso il campanile, sulla parete di fondo della navata settentrionale, sul lato est della sacrestia. Nell’abside alcune di tali finestre furono solo turate, altre furono sfondate, sfiancate, allargate, deturpate per sempre.
Nella parete terminale, a sud-est della chiesa, è stato innalzato un vano per la sacrestia; gli archetti pensili dell’abside terminano dopo aver percorso un tratto di muro della sacrestia, la cui muratura ed il sistema costruttivo sono uguali a quello della chiesa.

 

Architettura del Campanile

Situato a nord – ovest della Chiesa, il campanile presenta un duplice aspetto: uno spirituale che indica l’ascesa verso Dio, e uno temporale di difesa e di resistenza armata dagli assalti.
Questa funzione è testimoniata dalla presenza delle mura perimetrali la cui sommità è costituita da una merlatura a coda di rondine.
Strutturalmente il muro esterno, che poggia direttamente sul terreno, nella parte inferiore, è formato da ciottoli di fiume, disposti in strati orizzontali e a spina di pesce, mentre la parte superiore e i contrafforti continuano con un muro di mattoni di varie misure collegati da uno spesso strato di calce.
Nella struttura del campanile sono inseriti materiali di recupero.

 

 

Galleria Fotografica