Centro Storico di Urbino

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Centro Storico di Urbino

Urbino

Siti Culturali

La piccola città di Urbino si trova sulle colline marchigiane che si affacciano verso il Mar Adriatico, nell’entroterra di Pesaro. La città visse una grande fioritura culturale nel XV secolo grazie al mecenatismo di Federico di Montefeltro e di suo figlio Guidobaldo, trasformandosi da borgo medievale a splendida corte principesca e centro d’attrazione per artisti e studiosi italiani e stranieri, tra i quali Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Paolo Uccello, Baldassarre Castiglione e Pietro Bembo. La stasi economica e culturale che colpì la città a partire dal XVI secolo, quando la corte dei Della Rovere, signori di Urbino a partire dal 1508, si trasferì a Pesaro, le ha anche consentito di giungere fino a noi intatta nell’aspetto per rappresentare il culmine dell’arte e dell’architettura del Rinascimento, un luogo del tutto eccezionale in cui l’ambiente fisico è perfettamente adattato e al suo passato medievale. Il Centro Storico di Urbino, che ha un’estensione di poco più di un chilometro quadrato, è racchiuso tra mura bastionate ed è interamente costruito in mattoni cotti. E’ caratterizzato da due assi viari principali e quasi perpendicolari tra di loro che si incontrano nella Piazza principale e da una fitta trama urbanistica nella quale si snodano stradine, saliscendi improvvisi e vicoli, scalinate e sottopassi, palazzi e chiese che formano, grazie anche al paesaggio circostante, una stupenda scenografia. Il Palazzo Ducale rappresenta uno dei capolavori più insigni dell’arte rinascimentale e si unisce con la città circostante dando vita allo sviluppo di una “Città in forma di Palazzo”. Esso ospitava una magnifica collezione di opere d’arte e una biblioteca eccezionale con quasi un migliaio di preziosi codici miniati. Tutte queste opere d’arte erano frutto della committenza di Federico da Montefeltro, che governò Urbino dal 1444 al 1482 ed incarnò il perfetto esempio di principe illuminato: abile condottiero, cultore e protettore delle arti, scaltro uomo politico, raffinato collezionista, umanista appassionato di geometria e matematica. Al figlio di Federico, Guidobaldo I da Montefeltro è da ricondurre la fondazione dell’università di Urbino, nel 1506. L’intensità delle esperienze e la qualità delle opportunità che la corte urbinate offrì tra Quattro e Cinquecento agli artisti dell’epoca alimentò la formazione del mito di Urbino rinascimentale, quale città ideale e esempio supremo delle corti italiane.
Riconoscimenti
Patrimonio Mondiale UNESCO.
Informazioni responsabile
La città di Urbino trova spazio nel territorio del Montefeltro, una terra ancora piuttosto selvaggia, rispetto alle colline del resto delle Marche, dove il lavoro dell’uomo ha sapientemente addolcito il panorama, con un’urbanizzazione poco invasiva e piccoli borghi e monasteri affascinanti. La città di Urbania, a mezz’ora da Urbino, è stata la residenza estiva dei Duchi di Montefeltro e ospita il loro Palazzo Ducale, non certo maestoso come quello di Urbino ma nemmeno troppo piccolo. All’interno ospita il Museo Civico con il belvedere sul fiume. La vera chicca di Urbania è l’imperdibile Chiesa dei Morti, che custodisce dietro il suo altare 18 mummie ognuna con una sua storia ben visibile. Procedendo poi verso nord, si incontra il grazioso borgo di Frontino, uno dei borghi più belli d’Italia caratterizzato dalla trecentesca torre campanaria, completamente rivestita del verde della vite americana con un effetto scenografico suggestivo. La torre fa da campanile alla piccola chiesetta di San Pietro e Paolo che si trova proprio di fronte. Poco lontano da Frontino, si trova il Convento dei frati Minori di Montefiorentino, in cui ha sede la cappella dei Conti Oliva con la Madonna in Trono con Bambino di Giovanni Santi, il padre di Raffaello. Infine, meritano attenzione anche la città di Macerata Feltria, con le sue terme e il Castello che si erge sulla collina, e la Rocca Ubaldesca di Sassocorvaro con la sua curiosa forma a tartaruga che durante la Seconda Guerra Mondiale custodì oltre 10mila opera d’arte marchigiane ed alcune provenienti da Venezia per metterle al riparo dai possibili danni.

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